Con pochi elementi, inizia la sua indagine nel profondo della vita quotidiana di ognuno di questi personaggi. Hasan, Alì, Liuba, sono solo nomi, senza identità precise, senza volti. Attraverso un dettaglio, seguendo una chiara logica di oggetti, si arriva a un’esperienza, a un breve racconto sull’interiorità di ciascuno di loro. Attraverso alcuni particolari – una mappa, una borsetta, una candela – emergono le personalità dei migranti che si trovano a vivere in una terra straniera. Un aspetto della sua indagine è l’identità: fin dalla partenza, plasmata dal viaggio e in continua trasformazione. Il filo conduttore è la condizione mai definita dello straniero, che è costantemente alla ricerca di sé.