I PESCI NON PORTANO FUCILI

Un progetto di Alfredo Pirri
A cura di Benedetta Carpi De Resmini e Ludovico Pratesi

11 aprile 2017, MACRO Testaccio, Roma

La prima antologica dedicata all’artista Alfredo Pirri realizzata al Macro Testaccio rappresenta la tappa conclusiva del progetto I pesci non portano fucili, un viaggio all’interno dell’opera, del pensiero e della ricerca dell’artista. Il titolo del progetto è stato scelto dallo stesso Pirri in omaggio all’opera The Divine Invasion di Philip K. Dick (1981), in cui l’autore immagina una società disarmata e fluida come il mare. Uno spazio aperto cui immergersi e riemergere dando forma ad avvenimenti multiformi. Il progetto viene proposto come un nuovo possibile modello di rete culturale, fortemente sostenuto da Pirri, in cui ogni istituzione coinvolta è autonoma ma in dialogo con le altre.

Come spiega la curatrice Benedetta Carpi de Resmini: “Alfredo Pirri ha sperimentato negli anni molteplici linguaggi espressivi spaziando dalla pittura alla scultura, dal video alla performance, ma è soprattutto la sua concezione del rapporto spazio-temporale, mediato dal lavoro che genera l’opera, che si presenta allo spettatore come una palingenesi: una nuova visione della realtà e della città. Lo spazio architettonico si trasforma così in supporto-tela su cui Pirri “dipinge” vuoti e pieni, luci e ombre, in una meditata metamorfosi che ne esalta i valori cromatici, concettuali e simbolici “.

MOSTRA

L’esposizione riunisce 50 opere tra le più significative realizzate dall’artista dagli anni nel corso della sua carriera sottolineando l’alternarsi ritmico di fluidità e fissità. I repentini mutamenti di tecnica diventano così allegoria di un tempo mentale scandito dagli elementi che da sempre contraddistinguono la ricerca dell’artista: lo spazio, il colore e la luce.

L’artista affronta il tema della città, intesa come agglomerato urbano ma anche come luogo di condivisione e di incontro, attraverso una rielaborazione dello spazio architettonico, qui diviso in due parti. A fare da raccordo tra le due sezioni, l’opera Passi assume la valenza di una soglia. Si tratta infatti di un’installazione site specific costituita da pavimenti di specchi che si frantumano sotto i passi dell’artista e dell’osservatore. L’opera innesca così narrazioni deformate che promuovono un dialogo dialettico con lo spazio circostante, la sua natura e la sua storia.

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