La mostra Corpus Naturae, in corso presso il padiglione 9b del Mattatoio di Roma offre un affascinante dialogo intergenerazionale tra due artiste straordinarie: Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli Menna), nata a Salerno nel 1931, e María Ángeles Vila Tortosa, nata a Valencia nel 1978. Quest’incontro esplora come le loro opere, sebbene apparentemente distanti, esprimano visioni radicalmente diverse della realtà, sfidando le convenzioni del dominio patriarcale e antropocentrico della modernità.
Il tema centrale di questa esposizione è il linguaggio delle piante, simboleggiando un legame profondo tra corpo e natura. María Ángeles Vila Tortosa utilizza la stampa per mettere in luce l’importanza delle piante nella vita quotidiana, sottolineando il loro ruolo nella cura domestica e nelle connessioni primordiali con l’umanità. D’altra parte, le opere di Tomaso Binga, attive dagli anni Settanta a oggi, evidenziano l’intima relazione tra natura, arte e il corpo femminile, rivelando un’adesione profonda alla propria identità di genere e sfidando secolari pratiche di assoggettamento.
La mostra invita a riflettere sulla nostra relazione con la Terra e il mondo vegetale, proponendo una visione biocentrica dell’universo. Essa trae ispirazione dagli studi dell’archeologa Marija Gimbutas, la quale ha evidenziato il sacro associato alla natura e al femminile. Gimbutas ha contribuito a diffondere la coscienza che la Terra era anticamente venerata come una Dea Madre Creatrice, suggerendo la necessità di una concezione ciclica dell’universo.
La Terra, vista come Madre-Terra, diventa il contesto linguistico che guida la ricerca della mostra, risvegliando una rinnovata attenzione verso il mondo vegetale, in armonia con i ritmi naturali e stagionali. Le opere di Vila Tortosa e Binga intrecciano la loro essenza con quella della natura, rivelando un’esistenza intessuta di relazioni complesse.
Tomaso Binga e María Ángeles Vila Tortosa
Nell’opera di Tomaso Binga, il corpo funge da linguaggio e si trasforma in un grafema desemantizzato, evocando elementi vegetali. I suoi Dattilocodici interagiscono con l’Herbario Doméstico di Vila Tortosa, un’opera monumentale composta da oltre cento elementi. Qui, mentre il corpo di Binga diventa linguaggio, nelle opere di Vila Tortosa le piante assumono forma corporea, creando una nuova grammatica visiva.
Un elemento centrale della mostra è il corpo “gravido” della Natura, che promuove un dialogo. Attraverso un ribaltamento concettuale, alcune stampe vegetali di Vila Tortosa sono utilizzate per realizzare una carta da parati che omaggia l’opera storica di Binga, Carta da parato, casa Malangone del 1976. Questo spazio espositivo diventa simbolico: il Mattatoio, un luogo storicamente androcentrico dove il corpo è merce, ospita una visione di apertura e accoglienza, invitando a una riflessione profonda sulla ciclicità della natura e sulla potenza rigenerativa delle piante.
A completare l’esperienza espositiva, una doppia intervista alle due artiste realizzata dai Monkeys Video Lab durante i mesi di lavoro. Il catalogo della mostra, pubblicato da Quodlibet, include testi della curatrice, di Giuseppe Garrera e Ilaria Gianni, oltre a un contributo dedicato a Marija Gimbutas della critica d’arte lituana Laima Kreivyte.